martedì 17 marzo 2015

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domenica 15  marzo

tratto dal libro di racconti di montagna "Blocca!"

- SECONDA NOTTE – “VIE DEL CENTRO”

In falesia, oggi. Ad allenarci. Ad esercitarci.
Qui: con cento altre persone accanto.
La falesia è la vetrina della capacità.
Il bar, dell’arrampicatore.
Il salone di bellezza, dell’arrampicatrice.
In falesia ci si diverte. Come sulla spiaggia: sotto lo sguardo di tutti. Si chiacchiera con i vicini di corda come con i vicini di ombrellone.
Si fanno vedere le prodezze. Le schiene. Le tette.
Si trovano le scuse per i fallimenti.
Chi ce l’ha più grosso. Chi ce le ha più sode.
Non c’è quello con i secchi del cocco fresco: ancora nessuno ci ha pensato, ma sono certo che presto, nelle falesie più frequentate, se non il cocco, venderanno le bibite e le patatine.
In montagna si è lontani dagli sguardi.
Non sempre, ma spesso si è soli. Tu e il socio.
Ed il silenzio, al massimo.
Mi sembrano cose diverse, la falesia e la montagna.
E non è questione di romanticismo.
È questione di natura.
Non è meglio l’una cosa dell’altra: sono cose diverse.
Luoghi ed esperienze. Motivazioni e limiti.
Realtà diverse.
L’aspetto eroico dell’alpinismo non è mai tramontato.
Si è trasformato in qualcos'altro.
Ed esiste anche qui: in falesia.
D'altronde, se è vero che conta apparire ad ogni costo, allora quello che è importante oggi, nel mondo dell’arrampicata, è quanto “eroe” sai sembrare.
Se non puoi più esserlo.
Adesso, essere eroe non è più vincere la lotta con l’alpe: le lotte da vincere sono sempre più lontane.
Adesso, l’eroe ordinario tocca la catena dell’8a/b/c 9a/b/c … accanto ad altre dieci cordate che lo guardano o fingono di non guardarlo.
Eroe. Comunque. Eroe in vetrina.
Eroe di una passerella. Ma eroe.
Però, non so più quanto sia sano – per me – stare qui.
Quanto di quello che cerco, io. Quanto della
montagna ci sia qui. E quanto invece del centro di Milano, è qui. Con i suoi lounge alla moda.
Quanto di quello che fuggo.
Le gonne cortissime e gli abbronzati occhiali da sole.
Gli smartphone.
La sedia pieghevole per stare comodi. Anche l’amaca, se si può.
Il giubbino con la firma.
La felpina.
La magliettina.
Le scarpette “performanti”.
Quanta montagna c’è qui?
Quante gente confusa come me c’è qui?
Mi sento solo.
Fuori luogo.
Stupido.